Da sempre i conflitti armati sono anche fatti di informazione e disinformazione e l’esistenza e la diffusione dell’uso della comunicazione elettronica ha complicato le cose piuttosto che semplificarle: la guerra ha effetti anche su Internet e viceversa. Tra le ultime storie ampiamente circolate c’è quella che la Russia sarebbe stata “fuori” da Internet a partire dall’11 marzo;[1] la notizia si basa su un provvedimento delle autorità di Mosca che hanno imposto ai gestori delle risorse informatiche delle società pubbliche e private di trasferire la collocazione fisica dei loro siti e servizi su computer collocati all’interno dei confini nazionali. Una misura che viene presentata dal governo come una strategia difensiva contro gli attacchi portati attraverso la cosiddetta “guerra cibernetica” e dai suoi avversari come il primo passo verso la “disconnessione” completa della Russia dalla rete mondiale. Forse perché già nel 2019 il Ministro delle Comunicazioni russo aveva annunciato che erano stati condotti dei test per verificare il funzionamento della rete interna nel caso il paese fosse stato tagliato fuori da Internet.[2] Notizie del genere fanno parte della guerra propagandistica portata avanti dagli Stati e spesso perdersi dietro questo genere di annunci risulta più che altro uno spreco di tempo.
Più interessante è porsi la domanda se sia possibile per un singolo paese isolarsi dalla Rete e/o se sia possibile estrometterlo a forza. Per rispondere bisogna per prima cosa capire, almeno in linea generale, come funziona Internet, un sistema fatto di programmi, di protocolli di comunicazione ma anche e sopratutto di strutture concretamente materiali che però sono completamente invisibili agli utilizzatori finali.
Semplificando al massimo basta sapere che i dati delle comunicazioni su Internet viaggiano attraverso una rete di cavi, principalmente sottomarini, per poi – attraverso una serie di passaggi successivi per apparati vari – raggiungere i computer e i telefonini.[3] La rete fisica che permette questi collegamenti fa capo a poco più di una dozzina di società pubbliche e private, per la maggior parte statunitensi ed europee, proprietarie dell’insieme dei cavi e degli apparati che permettono lo scambio di dati tra i diversi continenti. La ridondanza del sistema ne permette il funzionamento anche quando uno dei collegamenti principali non sia disponibile fisicamente e questa è una delle principali caratteristiche che rendono la comunicazione tramite Internet resistente anche in casi estremi. Non tutti i paesi del mondo però sono direttamente connessi alla struttura principale e questi ultimi vengono raggiunti tramite collegamenti “regionali” gestiti da un altro gruppo di società (una decina circa) che si affiancano a quelle principali citate prima.
La disconnessione di un paese da Internet può avvenire in due modi: interrompendo fisicamente la connessione con la rete mondiale oppure attuando una serie di controlli di “frontiera” che permettano il transito solo di alcuni dati e non di altri. Nel primo caso, la comunicazione tra computer all’interno dell’area interessata all’interruzione può anche continuare ma sarà impossibile per gli utenti di quel paese raggiungere un server collocato all’estero. Nel secondo si devono adottare sistemi di controllo di tutto il traffico dei dati in entrata e in uscita, una soluzione che però non potrebbe mai garantire completamente il raggiungimento dell’obiettivo desiderato.
Bisogna tener presente che già oggi e da molto tempo i governi di quasi tutti i paesi (Italia compresa) hanno in funzione delle misure tecniche per impedire ai propri cittadini di accedere a determinati contenuti informativi considerati illegali. Così come un cittadino cinese non può collegarsi a un sito collocato fuori dal paese e dedicato al massacro di Piazza Tienanmen, un italiano non può accedere a un sito inglese riservato alle scommesse. Anche se questi due tipi di blocchi sono, in genere, abbastanza facilmente aggirabili. Per esempio, dopo che la Russia ha bloccato l’accesso al suo sito, la BBC, ha lanciato un “mirror” del suo sito raggiungibile con “Tor”.[4] Anche in questo caso la notizia, ricomparsa dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina, non è poi così nuova.[5]
A parte le censure parziali, già esistenti in ogni paese, c’è il precedente della Cina che da tempo ha costruito quello che in occidente viene chiamata la “grande muraglia elettronica” e che consiste in una serie di misure volte, più che a impedire la connessione dei cittadini a siti collocati all’estero, al controllo dei contenuti di quello che viene pubblicato sui siti nazionali. Il sistema prevede vari sistemi: il blocco del funzionamento (magari a intermittenza) di determinate piattaforme o applicazioni, la modifica dei risultati ottenuti interrogando un motore di ricerca, il blocco totale dell’accesso a determinati siti, l’obbligo per società estere ad adeguare le proprie applicazioni alle leggi sulla censura locali e – di fondo – un capillare sistema di controllo dei contenuti dell’informazione in formato digitale che circola nel paese.
Anche in Russia, già da tempo, sono stati adottate una serie di misure per il controllo di quello che la popolazione fa in Rete. In entrambi i casi però non si tratta di una disconnessione totale delle reti nazionali da Internet ma, piuttosto, dell’implementazione di un controllo molto più stretto di quello esistente in tutti gli altri paesi.
Un panorama del genere ci porta ad alcune considerazioni che sono, nella maggior parte dei casi, una conferma di quanto già ampiamente noto.
Innanzitutto, l’importanza delle tecnologie che permettono, anche se in misura minore rispetto al passato, l’anonimato in Rete: la possibilità in una situazione di guerra o all’interno di paesi retti da sistemi dittatoriali di poter comunicare senza rischiare conseguenze anche tragiche è fondamentale e la difesa che viene fatta di determinati strumenti è di importanza fondamentale, valida sempre e ovunque, non solo in alcune occasioni o quando conviene ad alcuni governi.
Poi, la necessità di sostenere le iniziative che ritengono che Internet debba essere un sistema di comunicazione e informazione libero e globale con regole ridotte al minimo, proprio per evitare che sia possibile usarlo per il controllo della popolazione o per costruire una rete a uso e consumo di chi è al potere.
Inoltre si deve Imparare a valutare, caso per caso, vantaggi e svantaggi e non basarsi solo su quelli che sono gli aspetti negativi, troppo spesso enfatizzati dai mezzi di comunicazione ufficiali. La martellante campagna mediatica, diventata ancora più asfissiante in tempo di guerra, contro le cosiddette “fake news”, portata alle sue estreme conseguenze, può solo portare all’applicazione di rigidi controlli su quello che viene pubblicato, il che equivale a niente altro che a un aumento della censura generalizzata.
È importante insomma che ci siano sempre più persone in grado di usare consapevolmente gli strumenti della comunicazione elettronica in modo che si possano difendere quando questi vengano usati contro di loro.
Mentre scriviamo queste righe la data fatidica dell’11 marzo è arrivata e passata e, per quanto ne sappiamo, non sembra che i computer dei cittadini russi abbiano perso l’accesso a Internet, dimostrando che l’enfasi data dalla maggioranza dei mezzi di comunicazione a questa notizia non era altro che una “azione di guerra”, una delle tante messe in atto da entrambe le parti in conflitto. Magari una di quelle che non provoca direttamente vittime umane ma non per questo meno preoccupante.
Pepsy
RIFERIMENTI
[1] Vedi, per esempio, https://www.corriere.it/tecnologia/22_marzo_07/russia-sta-disconnettersi-internet-l-intero-paese-fuori-rete-globale-entro-l-11-marzo-d8b5f318-9df2-11ec-aa45-e6507f140451.shtml
[3] Per semplificare non teniamo conto della possibilità di comunicazione satellitare, sia perché poco diffusa sia perché interrompere questo genere di comunicazione è ancora più facile che tagliare un cavo. C’è infine anche la possibilità di usare la Rete attraverso le onde radio ma anche questo è un tipo di comunicazione molto poco diffuso.
[4] Il “mirror” è la copia di un sito che viene fisicamente collocata su un server diverso da quello originale. “Tor” è un software che permette una comunicazione (quasi) anonima su Internet.
[5] La BBC aveva già attivato una versione per “Tor” del suo sito nel 2019 – vedi https://www.bbc.com/news/technology-50150981